Le ombre dell'Africa

Le ombre dell’Africa di Bianca Aparicio Vinsonneau

Le ombre dell'Africa

Titolo: Le ombre dell’Africa
Serie:  Stand Alone, Autoconclusivo
Autore: Bianca Aparicio Vinsonneau
Genere: Narrativa, avventura
Tipo di finale: Chiuso
Narrazione: prima persona, POV alternati (Kofi: passato; Claudia: presente)
Data di pubblicazione: 29 gennaio 2019
Editore: Babelcube Inc.
Traduzione: Laura Stecco
TRAMA
Alla fine del XVIII secolo, nelle remote terre africane, il villaggio di Kofi viene selvaggiamente attaccato ed egli viene catturato e reso schiavo. Grazie a un’insperata svolta del destino, scampa alla morte e all’imbarco verso le piantagioni del Nuovo Mondo. In cambio, però, resta prigioniero nel castello di Cape Coast. Da lì, a rischio della sua stessa vita, riesce a mantenere una corrispondenza segreta con la donna che ama.

Duecento anni dopo, l’antropologa Claudia Carpio viene inviata in quella che un tempo era nota come la Costa D’Oro. Mentre è occupata nella stesura dell’articolo più importante della sua carriera, le lettere misteriose arrivano nelle sue mani. Sconvolta dal loro brusco e sconcertante finale, si vede costretta a indagare nel torbido passato per scoprire cos’è successo a Kofi e perché ha smesso di scrivere. Non può sapere, però, che alcuni aspetti della storia non sono ancora conclusi e la coinvolgeranno in un gioco pericoloso.

Un romanzo che ci trasporterà in luoghi esotici, in un intenso viaggio attraverso il tempo e le emozioni umane più profonde.

Le ombre dell'Africa

Riuscireste ad attribuire un’identità ad un’ombra? A dargli un volto ed un nome? 

Quello che rimane degli uomini appartenenti ai villaggi africani ridotti in schiavitù, privati della libertà, della dignità, della propria vita, della loro esistenza  e del loro passaggio nella storia dell’umanità sono soltanto ombre. Loro sono solo: Le ombre dell’Africa.

Leggendo Le ombre dell’Africa, ho scoperto un’autrice di grande talento: Bianca Aparicio Vinsonneau.

Attraverso la voce della protagonista, Claudia Carpio, il lettore si trova catapultato nello splendido territorio africano, ricco di suoni, colori ed odori, e, come per effetto di un incantesimo, entra in contatto con le vicissitudini di Kofi, ridotto in schiavitù alla fine del XVIII secolo.

In un’equilibrata ed azzeccata alternanza tra presente e passato, la vita di Claudia s’intreccia con il destino subìto da Kofi.

Lei è una giovane antropologa, ricercatrice all’Università di Madrid, che avendo sofferto molto, prima per la perdita prematura dei suoi genitori e poi, per l’improvviso abbandono da parte del suo fidanzato, si è chiusa in se stessa e dedicandosi completamente al lavoro.

Grazie al professore Fermín, suo mentore ed amico, a Claudia è affidato un incarico prestigioso. Deve scrivere un articolo per la rivista specializzata Anthropoworld e per farlo deve partire per l’Africa.

«…scoprii che si trattava di un’indagine sulle complesse e atroci tratte degli schiavi africani, con l’ulteriore difficoltà che la rivista desiderava che l’articolo avesse un approccio innovativo, visto che si trattava di un argomento che non veniva affrontato per la prima volta., quindi speravano che potessi offrire loro qualcosa di diverso. Purtroppo, non avevo la minima idea di come fare.»

Claudia, è sopraffatta da questa nuova avventura. Se inizialmente in modo negativo – perché le sembra tutto troppo diverso dalle sue abitudini in Spagna – in un secondo momento la sua anima comincia ad apprezzare il senso di profonda libertà che il territorio africano le trasmette. Ma soprattutto entra in sintonia con la spontaneità ed il sorriso della gente del posto e con la ricchezza del loro spirito.

«Lì seduta, con i djembe che mi rimbombavano ancora nelle orecchie, a migliaia di chilometri da casa, e senza sapere bene perché, cominciai a sentirmi diversa. Era come se qualcosa cominciasse a cambiare in me: una nuova Claudia, che fino a quel momento aveva dormito, si stava svegliando.»

La libertà percepita dalla protagonista si contrappone, capitolo dopo capitolo, alle catene, fisiche e mentali, inflitte all’altra voce narrante di questo romanzo, quella dello schiavo Kofi.

Lui stesso, in prima persona, attraverso le pagine di un diario, (che in seguito diventeranno vere  e proprie lettere indirizzate alla moglie), racconta di essere stato assalito mentre si trovava con altri membri del suo villaggio e di essere stato ridotto in schiavitù insieme a suo fratello Quacoe. 

«I nostri assalitori erano africani, Ashanti, della nostra stessa tribù, fratelli, sangue del mio sangue. Ci avevano venduto per una manciata di monete e qualche arma da fuoco.»

«Ci avrebbero portati a Oguaa: nome che soldati danno alla regione di Cape Coast, un luogo della costa dove vengono raccolti gli schiavi. Una volta lì, vengono ammassati su enormi navi e mandati in terre lontane, dalle quali non faranno mai ritorno.»

Le umiliazioni, le sofferenze e i trattamenti disumani che subiranno sono descritti con dovizia di particolari e per il lettore è difficile non entrare in sintonia con le sensazioni negative provate da Kofi. 

«Da quel momento, perdemmo la condizione di esseri umani, saremmo stati trattati da animali fino alla fine dei nostri giorni, e il nostro unico desiderio, secondo dopo secondo, era che la morte ci liberasse da quel supplizio.»

Il senso di costrizione, di sfinimento, di terrore e di rassegnazione sono percepiti totalmente e colpiscono dritti al cuore.

«Quanto avrei dato per potermi liberare delle catene e colpirli, restituire loro tutte le umiliazioni che avevo dovuto sopportare negli ultimi giorni. Serrai i pugni e strinsi i denti, pronto a esplodere. Mio fratello se ne accorse, mi mise una mano sul braccio e sussurrò: “Nessuno potrà mai essere il nostro padrone, Kofi, anche se loro credono di sì.”»

Kofi, inoltre, è un uomo capace di grandi sentimenti, altruista e capace di sacrificare se stesso per amore della sua famiglia.

Il suo grande coraggio e le sue capacità, gli permetteranno di non perdere la speranza, di aggrapparsi ai pochi ma profondi affetti che, all’interno del forte di Cape Coast, riuscirà ad incontrare. 

Tutto questo gli consentirà di non far morire la sua anima e lo porterà addirittura a diventare il portavoce delle ingiustizie e delle sofferenza subite in quello sventurato periodo storico da numerosissimi africani.

Claudia, atterrata ad Accra, troverà ad aiutarla, per lo svolgimento del suo lavoro, un giovane ricercatore di nome Akassie. 

La conoscenza di Akassie diventerà fondamentale, per lei e per le sue ricerche. 

«“La schiavitù non si può capire davvero se ci si limita a studiarla sui libri. Tra parentesi, è quello che fate quasi tutti. Venite qui qualche giorno, vi chiudete nella biblioteca e ve ne andate senza aver capito nulla. Gli schiavi sono storia viva. L’Africa ti dice molte cose, ma devi saperle ascoltare.”»

Una volta scoperta l’esistenza di Kofi e della sua storia ne rimarrà affascinata ma, presto, scoprirà che purtroppo la sorte di quest’ultimo è celata da un fitto mistero. Nessuno sembra sapere che fine abbia fatto e se sia riuscito a sopravvivere.

L’antropologa, decisa a scrivere l’articolo proprio su Kofi, si mette ad indagare sulla verità, suscitando notevoli malumori. 

Per lei la permanenza in Africa potrebbe diventare rischiosa, ma non ha comunque nessuna intenzione di arrendersi.

Bianca Aparicio Vinsonneau, ha scritto un libro bellissimo. Le ombre dell’Africa, pur trattando argomenti forti e pesanti, risulta una lettura scorrevole e coinvolgente. L’autrice ha saputo abilmente dosare le sensazioni da trasmettere al lettore. Le descrizioni dettagliate, ma mai noiose, rendono chi legge protagonista tra i protagonisti. Si riesce a sentire ogni emozioni e sembra quasi di trovarsi tra le magnifiche terre africane.

Le ombre dell’Africa è un romanzo assolutamente da leggere, ricco di sentimenti ma privo di refusi, che ha il valore aggiunto di una traduzione impeccabile, realizzata da Laura Stecco. 

Le ombre dell'Africa

 

 

 

 

 

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