The First Boy

The First Boy di Cristiano Pedrini

Titolo: The First Boy
Serie: Stand alone
Autore: Cristiano Pedrini
Genere:  Narrativa, MM
Tipo di finale: chiuso
Narrazione:  terza persona
Data di pubblicazione: 23 Settembre 2019
Editore:  Self Publishing –  Youcanprint

Trama:

Christopher Lowen è stato accettato per uno stage negli uffici della Casa Bianca. Mai avrebbe immaginato che, per un suo progetto, potesse ottenere il permesso di entrare nel famoso Studio Ovale. È talmente meravigliato ed euforico che neanche si rende conto della presenza del Presidente degli Stati Uniti d’America, Lawrence Layton.
Il Presidente è subito colpito dall’intelligenza e dalla spontaneità di Christopher, tanto da ascoltarne i consigli. Da quel momento il ragazzo inizia ad attirare sempre di più le attenzioni di Lawrence e allo stesso tempo il risentimento del suo staff. Come è riuscito infatti, da appena arrivato, a manipolare il Presidente tanto da renderlo giorno dopo giorno più debole agli occhi del popolo americano? Amareggiato e spaventato, Christopher vorrebbe andarsene. Ma riuscirà ad abbandonare Lawrence, proprio quando ha iniziato a capire di ricambiare i suoi sentimenti?
Christopher dovrà imparare ad affrontare le proprie paure, anche se questo dovesse significare di scontrarsi con il mondo intero. Ma se l’amore è in grado di piegare l’uomo più forte del mondo, ben presto Christopher e Lawrence comprenderanno come questa debolezza possa diventare l’arma più potente e miracolosa che possono mostrare al mondo.

The First Boy di Cristiano Pedrini è un libro che ho apprezzato tantissimo.
Solitamente, non amo molto i romanzi che parlano di politica. Ho, quindi, iniziato questa lettura con qualche titubanza; ma questo autore ha saputo farmi andare oltre, rendendo ogni pagina estremamente coinvolgente.
I fatti narrati  si svolgono a Washington e sono temporalmente proiettati verso un prossimo futuro; esattamente a cavallo tra il 2020 ed il 2021.
Gli Stati Uniti d’America hanno eletto, da circa un anno, come loro Presidente Lawrence Leyton.
Quest’ultimo, con i suoi quarantadue anni, è il più giovane Presidente eletto di tutti i tempi. Ma è anche, il primo ad aver ricoperto questa importante carica nonostante abbia apertamente dichiarato a tutto il paese la sua omosessualità.
La Casa Bianca sta cercando cinque stagisti e, tra le varie candidature, cattura l’attenzione anche quella presentata da un giovane ragazzo del Vermont, il cui nome è  Christopher Lowen.
Christopher, non riesce a credere di rientrare tra i cinque candidati prescelti, di avere finalmente l’occasione di recarsi a Washington e che gli venga davvero concessa l’opportunità di vivere questa esperienza straordinaria.

«Si avvicinò allo specchio e all’improvviso si sentì del tutto inadatto a quello che stava per affrontare. Un ragazzo con qualche complesso di troppo, con quei capelli ribelli rossi e il viso lentigginoso… chi mai avrebbe potuto prenderlo sul serio?»

Christopher è un giovane ragazzo, appena ventenne. Le sue esperienze sono molto limitate, ma ha un’innata capacità di affrontare i problemi con ragionamenti arguti e che evidenziano una sua notevole preparazione.
Dietro la sua timidezza e la sua aria smarrita, si nasconde una persona di grande valore culturale, che si impegna al massimo nelle mansioni che gli vengono affidate.
La sua mente è capace di elaborare idee e soluzioni efficaci ed innovative.
Queste sue qualità vengono subito notate dallo staff della Casa Bianca. In alcuni di loro, suscita sospetti ed invidie mentre, in altri, sincera curiosità.
Ma è il primo incontro, nella Stanza Ovale, con il Presidente Leyton che porrà Christopher  al centro dell’attenzione globale.
L’interesse per la sua presenza alla Casa Bianca, supererà quelle stesse mura. Attraverso la stampa, raggiungerà ogni casa d’America e si espanderà in tutto il mondo.
La vita di Christopher, dopo l’incontro con Lawrence Leyton subirà un enorme cambiamento.
L’interesse suscitato nel resto del mondo non sarà legato al suo lavoro alla Casa Bianca o al fatto che il Presidente lo promuova al ruolo di suo assistente personale.
Tutta l’attenzione sarà rivolta al fatto che, il rapporto tra il Presidente ed il suo nuovo e giovanissimo assistente, è di natura sentimentale e che quest’ultimo è destinato a diventare The First Boy.
Per Christopher, Lawrence, è da subito estremamente affascinante ma, le sensazioni che prova nei suoi confronti, non gli sono subito chiare. 

«…setosi capelli neri che brillavano alla luce del sole ed erano in perfetto ordine, al contrario dei suoi che non riusciva mai a pettinarli in modo decente; anche i suoi occhi bruni mostravano una profondità ed una sicurezza che lo lasciavano disarmato. Ma del resto cosa poteva aspettarsi dall’uomo più potente del mondo.» 

L’attrazione che il Presidente prova per quel ragazzo diventa ogni giorno sempre più forte.

«C’era qualcosa in lui che lo spingeva a conoscerlo meglio di quel che avrebbe dovuto, rappresentava un insolito amalgama capace di sprigionare una incredibile gamma di sensazioni, alcune anche poco raccomandabili in quel luogo ma che lui non aveva timore di mostrare.»

I sentimenti che provano l’uno per l’altro si trasformeranno presto in qualcosa di più profondo e spontaneo. 

The First Boy

Il loro amore dovrà lottare contro ostacoli che sembrano impossibili da superare.
L’ostacolo più grande è rappresentato dall’intolleranza, dall’incapacità di scindere il rapporto tra Christopher e Lawrence dal lavoro e dall’impegno che il Presidente sta investendo per il bene del paese.
Un’amore sincero, che deve lottare contro i pregiudizi, la cattiveria e l’incapacità di rispettare la libertà del prossimo.
The First Boy, è un libro che, narrando di una situazione molto particolare – addirittura coinvolgendo un Presidente degli Stati Uniti d’America –, fa riflettere su quanto possano influire l’invadenza e l’insensibilità, sulla libertà di scelta che ognuno di noi ha il diritto di avere.
Ci mostra come i cittadini di una grande metropoli, simbolo di progresso e innovazione, non riescano ad essere, in certi frangenti, meno bigotti e superficiali, degli abitanti di un piccolo paesino conformista ed estremamente legato alle tradizioni.
Una parte della società mondiale ha difficoltà ad accettare un rapporto omosessuale. Ma, se il Presidente fosse stata una donna e il suo nuovo compagno un ragazzo molto più giovane? Probabilmente questa fazione omofoba avrebbe lasciato il posto a quella sessista.
Se, invece, il maturo Presidente si fosse innamorato di una giovane ragazza?
In questo caso, avrebbe, quasi certamente, ricevuto un consenso favorevole. Approvazioni e congratulazioni suggellate con qualche pacca sulla spalla.
Il pregiudizio e l’ipocrisia sono ovunque e non hanno confini.
Forse, l’unico modo di lottare contro queste forme di intolleranza è quello di credere, fortemente, nel valore dell’amore, nelle capacità dei sentimenti, dichiarandoli apertamente e vincendo la paura di mostrarli.
Del resto, la gente, è incapace di tollerare le diversità perché probabilmente, troppo spaventata da quello che non conosce.

«…mostrare al mondo la loro semplice volontà di essere l’uno la continuazione dell’altro, creando con le loro differenze lo specchio in cui riflettere ogni loro emozione e lasciando che altri potessero rispecchiarsi in esse?»

Cristiano Pedrini, proiettando la narrazione nel futuro ci lascia sperare che prima o poi, le cose possano cambiare. The First Boy è scritto con estrema sensibilità; tutti i suoi personaggi simboleggiano le diversità di pensiero dell’umanità e ne sono delineati con cura, tanto da renderne evidenti le varie sfaccettature.
Più di tutti ho amato Eleonor, la padrona di casa di Christopher, aperta, generosa e disponibile.
Lei rappresenta la prova dell’esistenza di una parte di umanità altruista, capace di dare, senza giudicare.  È la nota positiva, la speranza che le cose possano un giorno cambiare.

«La libertà quando comincia a mettere radici è una pianta che cresce rapidamente».

The First Boy è un piccolo seme da interrare nel nostro cuore, con l’augurio che, possa assumere le sembianze di quelle radici necessarie a far crescere, al più presto, la pianta delle libertà di cui scrive lo stesso Cristiano Pedrini.

 

 

 

 

 

 

 

 

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